Lucha y Siesta è salva, la Regione Lazio vince l’asta per l’immobile!
Sportello antiviolenza, casa rifugio, spazio politico femminista e transfemminista, verde e polifunzionale. Lucha y Siesta è un bene comune e non andava venduto.
Grazie al Presidente Nicola Zingaretti e a Marta Bonafoni che hanno permesso alla città di mantenere questo spazio di libertà e partecipazione. È un giorno speciale per tutte le donne per le quali Lucha è stata casa, per le bambine e bambini che ci sono cresciuti, ma anche per tutti noi che ci abbiamo sempre creduto. È una vittoria della politica, quella che difende i valori e mette al primo posto le persone (la lotta alla violenza sulle donne, la loro soggettività e libertà di autodeterminazione, di contrasto agli stereotipi e di promozione delle pari opportunità).
Troppo spesso si parla di diritti e pari opportunità, ma nel concreto la politica si dimentica dei servizi che li tutelano. Non la Regione Lazio, che invece oltre a Lucha ha salvato in questi anni tutti i centri antiviolenza di Roma e provincia che rischiavano di chiudere.
I luoghi delle donne e delle libere soggettività non si svendono, si moltiplicano. Questo sarà anche il mio impegno.
Read MoreLe Paralimpiadi sono lo Tsunami culturale che ci serve
Tra qualche ora si apriranno ufficialmente le Paralimpiadi di Tokyo 2021, alla loro 16ima edizione. Quando ne parlo, mi piace spesso ricordarne la straordinaria storia.
L’idea nasce dalle intuizioni di Ludwig Guttmann, un neurologo inglese che si occupò dei reduci della Seconda Guerra Mondiale che avevano avuto lesioni alla colonna vertebrale e che per questo non potevano più camminare; decise di proporre loro lo sport come metodo di terapia, sia fisica che psicologica, e nel 1948 organizzò i Giochi di Stoke Mandeville, in contemporanea con le Olimpiadi di quell’anno, a cui parteciparono atleti in sedia a rotelle. Nell’edizione dei Giochi del 1952 parteciparono atleti con disabilità diverse ed anche di origine olandese; è così che negli anni nacque il movimento paralimpico e la competizione divenne un evento sportivo internazionale.
In Italia il movimento, nato al CPO di Ostia grazie all’impegno del medico Antonio Maglio, sta vedendo negli ultimi anni una crescita esponenziale che ci permette di partecipare a #tokyo2020 con una delle delegazioni più numerosa di sempre, formata da 115 fra atlete e atleti.
Le Paralimpiadi oggi possono rappresentare un vero e proprio tsunami culturale! Attraverso le loro prestazioni, infatti, le atlete e gli atleti ci fanno osservare le cose da un’altra prospettiva, facendoci percepire la disabilità non come sinonimo di mancanza di dinamismo o di debolezza, ma come una forza: la forza di voler superare i limiti e realizzare performance sportive di alto livello. Ed è proprio coltivando questa nuova prospettiva che si possono cambiare le cose, iniziando a pensare alle città, ai servizi e allo sport non più per categorie (disabili e normodotati) ma accessibili a tutti.
E allora in bocca al lupo alla nostra grande delegazione di azzurri!
Una firma per l’eutanasia legale
Più di 500.000 persone in Italia hanno già firmato per il Referendum per l’Eutanasia Legale.
Anche io l’ho sottoscritto e, per dare un maggiore contributo a questa battaglia, ho aderito dando la mia disponibilità ad autenticare le firme raccolte nei banchetti organizzati dalle volontarie e dai volontari in giro per Roma, come quello di ieri a Piazza Anco Marzio (Ostia).
Perché ho pensato di farlo? Perché molte persone chiedono di vedere una fine alle proprie sofferenze in modo consapevole. A 37 anni dal deposito della prima proposta di legge sull’eutanasia, partecipare a questo referendum significa dare la possibilità a ciascuno, me compreso, di poter scegliere liberamente della propria vita fino alla fine.
L’Italia purtroppo è ancora indietro rispetto a diversi paesi europei, come Belgio, Olanda, Lussemburgo e Spagna, dove i malati con patologie irreversibili possono fare ricorso all’eutanasia attiva, cioè alla possibilità di ricevere la somministrazione di sostanze letali da parte di un medico, a quella passiva, che comporta la sospensione di un farmaco cosiddetto “salvavita”, e al suicidio assistito, che consente al paziente di ricevere farmaci letali che sarà lui stesso ad assumere.
Oggi grazie all’impegno di Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni e dei volontari del comitato promotore abbiamo l’opportunità di vincere questa battaglia! La quota minima di 500mila firme necessaria per indire il referendum è già stata raggiunta ma c’è tempo fino al 30 settembre per dare ancora più forza alla campagna Liberi Fino Alla Fine e raggiungere l’obiettivo di raccogliere almeno 750.000 firme!
Per questo vi aspetto anche oggi, dalle 18 alle 21, al banchetto organizzato sul Lungomare Duca degli Abruzzi, adiacente all’ingresso del porto turistico di Roma (Ostia).
Qui trovate maggiori informazioni sul Referendum.
Read MorePasquale e le case popolari di Villaggio San Francesco
“Mi sono trovato i figli grandi e non me ne sono accorto”.
Seduto nella sua vecchia casa al Villaggio San Francesco (Acilia), circondato da pesanti mobili in legno scuro, Pasquale Di Roma si lascia andare a un velo di malinconia. “Quello che mi sono goduto più di tutti è il maschio, l’ultimo arrivato, che oggi ha 35 anni, perché l’ho seguito quando giocava a pallone; le due femmine, invece, le ho viste cresciute senza sapere come fosse successo”. Parla lentamente, cercando con cura le parole che gli consentono di srotolare il filo dei ricordi, sempre più indietro nel tempo. Pezzo dopo pezzo, ricostruisce le tappe principali di una vita fatta di lotta e di lavoro, in perfetta aderenza alla vecchia esortazione comunista. “Ho fatto tanti lavori diversi: il rappresentante, l’autista, l’escavatorista”. Nel 1970, poi, l’approdo in ATAC, dove è rimasto fino al momento fatidico della pensione, nel 2000. 30 anni di lavoro alla guida degli autobus ma anche 30 anni di battaglie per i diritti dei lavoratori. Per Pasquale, infatti, l’ingresso nell’azienda di trasporto pubblico ha rappresentato l’inizio dell’impegno sindacale. “Nel 1972 fui eletto delegato della FILT trasporti con 500 voti”.
Quell’elezione fu il naturale sbocco di un interesse già acceso per la politica, rimasto intatto ancora oggi. “Negli anni ’70 partecipai alle manifestazioni contro Ciccio Franco a Reggio Calabria e, anni dopo, a quelle contro Berlusconi a Milano”. Una voglia di partecipare che non si è spenta neanche con la pensione e, di volta in volta, si è incanalata in percorsi diversi. “Ho avuto per molti anni un negozio di tabacchi e giornali e ho fatto parte del sindacato edicolanti, poi mio figlio ha aperto un distributore di benzina e io sono entrato nella Confesercenti benzinai”. L’ultimo tassello di questa catena è il Comitato di Quartiere di Villaggio San Francesco, di cui Pasquale è Presidente dal 2017, eletto con il 60% dei voti. Un incarico arrivato quasi per caso e frutto di un carattere estremamente disponibile e di un’ampia rete di amicizie e conoscenze, tessuta in anni di vita nel quartiere. “Io vivo qui da più di 70 anni; la mia famiglia si trasferì ad Acilia nel 1945, quando io avevo due anni, e a San Francesco nel 1950”. All’epoca, le palazzine popolari che compongono il villaggio erano ancora in costruzione. Oggi, invece, sono al centro di un’annosa vertenza con il Comune di Roma, in cui il Comitato combatte in prima linea. Un braccio di ferro che ha radici proprio in quei lontani anni ’50. In origine, infatti, le palazzine furono edificate dal Comitato Romano Villaggio San Francesco, sulla base di una convenzione stipulata con l’amministrazione comunale, che mise a disposizione il terreno. L’obiettivo era quello di dare un tetto a decine di famiglie bisognose, uscite provate dalla Seconda guerra mondiale. I soldi necessari arrivarono in parte dal Vicariato e in parte da un gruppo di investitori, tra cui il Banco Santo Spirito e il Banco di Roma. Una volta completati i lavori, la proprietà degli immobili e la responsabilità della loro gestione passarono al Comune. Il risultato furono decenni di abbandono e disinteresse.
I problemi veri, però, sono iniziati una quindicina di anni fa, quando l’amministrazione capitolina si è svegliata dal torpore e ha messo mano alle carte del Villaggio, qualificando gli alloggi come ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) e inserendoli nel proprio patrimonio. Il risultato? Alle famiglie assegnatarie è stato proposto di acquistare l’immobile a prezzo di mercato, magari accendendo un mutuo. L’alternativa sarebbe lo sfratto. “Ma qui c’è gente in difficoltà”, sottolinea con forza Pasquale, “famiglie che pagano 8 euro di affitto; chi glielo dà il mutuo?”. Quello che i cittadini e il Comitato di Quartiere contestano è proprio la qualifica delle case come ERP. “Non possono essere considerate tali perché sono frutto di una donazione”, spiega ancora Pasquale. Quello che sembra un cavillo, in realtà, è un passaggio essenziale, perché consentirebbe agli inquilini di ottenere le case a riscatto, quindi con uno sforzo economico molto minore. È su questa linea che si batte il Comitato di Quartiere, ad oggi purtroppo senza riuscire a sbloccare la situazione..
Il racconto di Pasquale fa parte del progetto “Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città”, con cui ho deciso di dare spazio a esperienze e realtà significative. Ho conosciuto Pasquale durante la mia esperienza come consigliere municipale e grazie a lui ho scoperto una comunità molto bella, fatta di persone semplici, che tengono molto al loro quartiere.
Read MoreBocciata la Giunta Raggi, salve le aziende partecipate di Roma, le lavoratrici e i lavoratori.
Oggi in videoconferenza, nell’ultimo Consiglio ordinario disponibile, la maggioranza è stata battuta sulla proposta dell’ordine dei lavori, perché la sindaca Raggi ha voluto imporre una delibera sulle aziende partecipate.
Dopo cinque anni di disastri, di inerzia, di cambi di management e di società portate al fallimento, la maggioranza ha presentato un piano di razionalizzazione delle partecipate di Roma Capitale. Un assurdo tentativo in extremis, pre campagna elettorale, sganciato da qualsiasi visione strategica.
È surreale vedere piani qualificati come urgenti e messi in piedi in fretta e furia, quando, per cinque anni, è stata proprio l’opposizione a sollecitarli, senza mai essere ascoltata. Progetti predisposti senza dialogo, senza audizioni e approfondimenti; pericolosi e impossibili da approvare in pochi giorni.Il gruppo del Partito democratico insieme alle opposizioni ha sventato questo blitz, certificando, ancora una volta, l’incapacità di una maggioranza che non è più tale ormai da un anno.
L’arroganza senza numeri della Raggi purtroppo, però, ha un costo salato per tutti i romani perché han impedito di votare atti importanti come, ad esempio, la delibera sul Lago della Snia e il regolamento centri anziani.Fortunatamente tra un mese andremo al voto, l’augurio e il motivo del mio rinnovato impegno è quello di vedere una maggioranza diversa, con Roberto Gualtieri e una visione coraggiosa, competente e condivisa di Roma.
Read MoreStefano e il Comitato di quartiere Centro Giano
“Il nostro unico interesse è che i luoghi pubblici rimangano tali, perché più chiudiamo gli spazi, più perdiamo gli spazi”
Stefano Cisale, Presidente del Comitato di Quartiere Centro Giano, sintetizza così la sua visione del rapporto tra cittadinanza, politica e beni comuni. E mentre parla si guarda intorno, come a voler sottolineare il luogo in cui si trova, concreto esempio di quell’idea. È una struttura ampia e ruvida, che sembra rivelare un’anima industriale, affiancata, all’esterno, da uno spoglio cortile in cemento. Un luogo che per anni è stato abbandonato e di cui la cittadinanza ha deciso di riappropriarsi, animandolo con eventi e attività, dai corsi di ginnastica dolce alle presentazioni di libri, dalle conferenze alle cene condivise. “È un posto per socializzare”, racconta Stefano, “i ragazzi lo vivono, vengono a giocarci a calcio, ci si scambiano i primi baci, le prime sigarette”. Un punto di riferimento, quindi, per una zona che, come molte altre a Roma, soffre di un’atavica mancanza di spazi di aggregazione.
Eppure, Centro Giano, ad ascoltare l’opinione di chi ci vive, potrebbe davvero essere un gioiello. “Questi quartieri hanno tutte le possibilità per diventare un vero volano, però ci vuole l’intelligenza dell’ascolto e la capacità di allacciare nodi”. La realtà, invece, va in tutt’altra direzione, e anche risultati che dovrebbero essere ovvi si ottengono solo alla fine di lunghe battaglie. Come il problema degli allagamenti, di cui il quartiere ha sofferto per decenni, complice una posizione poco fortunata che lo colloca tra due fossi e sotto il livello delle aree circostanti. Una piaga che è stata arrestata solo nel 2017, quando l’impegno del Comitato è riuscito a ottenere il definitivo adeguamento dell’impianto di sollevamento di Acea ATO 2. “C’è poi il tema della discarica abusiva che si trova sempre accanto all’impianto Acea”, racconta Stefano, “e che è arrivata a essere talmente ampia da invadere la strada e da impedire il passaggio alle macchine e alle persone con disabilità”. Anche in quel caso, l’insistenza dei cittadini ha premiato: oggi i rifiuti non ci sono più e l’area è controllata da telecamere. Per non parlare, infine, del Sentiero Pasolini, un corridoio ciclopedonale che potrebbe collegare Roma e Ostia Antica. “Sarebbe la ciclabile perfetta, se venisse mantenuta bene”.
Un passo alla volta, una conquista alla volta. Ma con la sensazione di essere abbandonati e con lo sconforto di vedere fondi pubblici sprecati per iniziative che stentano a partire. Anche su questo, Stefano ha le idee chiare. “Quei soldi dovresti metterli su finanziamenti mirati, parlando con associazioni, gruppi di interesse, piccole polisportive, ma anche insegnanti, parrocchie, asili; così riesci a creare delle situazioni positive e con pochi investimenti il quartiere si autogoverna”. D’altra parte, connettere le realtà locali per dargli forza è proprio la direttrice lungo cui si muove il Comitato di Quartiere Centro Giano. “Cerchiamo di attivare ponti, che per noi è una delle cose fondamentali dell’essere umano; questo vuol dire creare legami tra le persone, farle parlare, farle incontrare, anche fisicamente, per fare cultura e generare dibattito”.
Il racconto di Stefano fa parte del progetto “Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città”, con cui ho deciso di dare spazio a esperienze e realtà significative. Ho conosciuto Stefano e il Comitato di Quartiere Centro Giano 5 anni fa, poco prima delle elezioni amministrative. Mi hanno colpito la competenza, le pratiche innovative, il rapporto con il territorio e la capacità di far sentire ognuno membro di una comunità viva, coesa e responsabile.