Inaugurazione del comitato elettorale di Valeria Baglio
In una campagna elettorale breve, al punto da sembrare quasi una maratona da correre in apnea, sapere di poter contare su un collettivo vasto ed eterogeneo fa la differenza!
Non so che altre parole aggiungere se non dirvi semplicemente GRAZIE per ieri pomeriggio. Grazie perché, malgrado la pioggia, in tantissime e tantissimi da ogni parte di Roma avete deciso di regalare a me e Valeria Baglio parole di incoraggiamento, forza e sostegno nel corso dell’evento di apertura della nostra campagna elettorale. Un grande entusiasmo ma al tempo stesso anche una grande responsabilità di cui speriamo sempre di essere sempre all’altezza.
Continuate ad esserci, sempre, continuate a chiamarci, scriverci, sollecitarti. La Roma che dobbiamo ricostruire non è la Roma di chi si candida alle elezioni, ma è la Roma di tutte e tutti.
Read MorePino e le case popolari di Nuova Ostia
Pratica 20477, protocollata il 9 agosto del 2018. Su un foglietto sgualcito, Pino ha ordinatamente appuntato la manciata di cifre a cui si aggrappa per continuare una battaglia estenuante, che non ha nulla da invidiare ai celebri duelli contro i mulini a vento ingaggiati da Don Chisciotte. Il balcone del suo appartamento, ai piani alti di una palazzina di Nuova Ostia, è minacciato da una canna fumaria pericolante. Attraversato da una crepa profonda, il comignolo potrebbe franare da un momento all’altro. Eppure, durante i tre anni che sono passati dalla denuncia, non si è visto nessuno, neanche per un sopralluogo. “Zero completo”, sentenzia Pino sconfortato. Per la verità, in zona, il suo non è l’unico caso di abbandono. Basta fare un giro tra gli edifici popolari di via Fasan e dintorni, per rendersi conto che il nomignolo con cui sono conosciuti, “case di sabbia”, è tristemente calzante. Proprio come sabbia, infatti, sembrano sbriciolarsi alla luce del sole. Intonaco che si stacca, pezzi di balconi che piombano sulle macchine parcheggiate, ringhiere arrugginite, ascensori bloccati per mesi e mesi.
“E pensare che, quando ci hanno assegnato gli appartamenti, questo palazzo era tra i migliori”. Originario di Enna ma adottato da Roma quando era ancora un ragazzo, Pino vive a Ostia dal 1973. “Sono entrato in casa che non era neanche completata”, racconta, “i pavimenti me li sono arrotati da solo, un po’ ‘alla carlona’, però almeno ho sistemato tutto come mi piaceva”. Con il passare degli anni, però, la situazione è inesorabilmente peggiorata, facendo segnare “un declino costante, una discesa sempre più in basso”. Al di là degli interventi straordinari, come quello di cui avrebbe bisogno la citata canna fumaria, ciò che manca più di tutto è la manutenzione ordinaria. “Ce la facciamo da soli”, spiega Pino, “il portone l’ho aggiustato io mille volte e anche le pulizie le paghiamo direttamente noi condomini”. In questi casi, però, il tempo non è galantuomo e la fatica di doversi far carico di tutto si fa sentire, inasprendo gli animi ed erodendo la coesione. Ed è così che fare fronte comune diventa sempre più difficile, perché “c’è chi non vuole cacciare i soldi, chi se ne frega di tutto”. E la lotta si indebolisce.
Degrado è la parola che Pino utilizza più spesso quando parla del posto in cui vive, e si riferisce ad un’assenza. Degrado, per lui, è qualcosa che c’era e che oggi non c’è più, oppure che dovrebbe esserci ma non c’è mai stato. Degrado, ad esempio, è il nulla che si è impossessato del terreno su cui affacciano le finestre di casa sua. “Tutta quest’area è di proprietà del vicariato e prima era un campo sportivo in cui giocavano e facevo gli allenamenti; laggiù c’erano i campi da tennis e, ai tempi in cui sono venuto ad abitare qui, c’era anche una piscina”. Adesso, invece, ci sono solo polvere, erba secca e ruderi sbeccati.
[Il racconto di Pino fa parte del progetto “Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città”, con cui ho deciso di dare spazio a esperienze e realtà significative. Conosco bene e da vicino la situazione delle case popolari di Ostia Nuova e credo che il tema dell’abitare sia, per Roma, una sfida cruciale, a cui non è possibile e non è giusto sottrarsi. Per questo motivo, ieri sono andato tra quei palazzi insieme a Roberto Gualtieri, che ha preso un impegno solenne con i cittadini: procedere, in caso di elezione, all’acquisto rent to buy delle cosiddette “case di sabbia”.]
Read MoreCon Gualtieri un impegno per Nuova Ostia
Oggi con Roberto Gualtieri siamo stati nella zona delle case popolari a Ostia Nuova, le cosiddette ‘case di sabbia’.La situazione di queste case è drammatica, soprattutto da quando c’è la Giunta Raggi. È una situazione che conosco bene e che sto seguendo dai tempi della consiliatura municipale.
Precedentemente avevo lasciato che fosse Paola Schittu, inquilina di queste case dal 1987, a raccontarvi la loro storia. È una storia di contenziosi e ricorsi, ma soprattutto è una storia di precarietà perenne e di edifici che sono stati costruiti con elementi di scarsa qualità – qualcuno parla di cemento depotenziato, altri di sabbia di mare mischiata ai materiali – e che quindi strutturalmente non sono adatti ad accogliere case dignitose (link nel primo commento). Ora Paola è candidata come consigliera del X municipio e se venisse eletta sarebbe una gran bella notizia per le persone di Ostia e per la politica tutta, perché significherebbe avere qualcuno in grado di rivendicare davvero un diritto fondamentale, quello ad una casa sicura e per sempre. Ma in questa battaglia Paola non è e non sarà mai lasciata sola.
Con Roberto Gualtieri, candidato sindaco del centrosinistra, abbiamo infatti preso un impegno: se eletti, procederemo all’acquisizione rent to buy delle case di Nuova Ostia, affinché ‘case di sabbia’ resti solo un modo di chiamarle. Che la storia delle case di sabbia sia solo una delle tante a risolversi a Roma, perché la dignità di vita e il diritto alla casa sono diritti fondamentali inalienabili che troppo spesso ci dimentichiamo di considerare.
Read MoreAngelo e gli invisibili di Roma
Roma è un vaso antico che gocciola umanità dalle sue crepe. Vite irregolari si addensano ai bordi delle strade, sotto i portici scuri, lungo le sponde del Tevere. Vanno e vengono, si incontrano e si scontrano, inciampano e si rialzano. Eppure, nonostante questo loro febbrile divincolarsi, increspano appena la superficie, emergono a stento dal caos di carne e cemento, restano fuori dai selfie e dalle cartoline. Un campionario infinito di storie invisibili, un inventario ruvido di percorsi incidentati. C’è Mami, che in Romania ha fatto l’ostetrica per 31 anni e in Italia la badante per altri 17, prima di ritrovarsi a dormire sullo scalino di un negozio con vista su San Pietro. C’è Walid, che aspetta il passaporto per raggiungere il fratello e il figlio in Olanda e intanto ha arrangiato una palestra in mezzo al traffico del Lungotevere. C’è Massimo, che impasta con le lacrime il racconto delle sue scelte sbagliate e confessa con il cuore in mano che non resiste più a vivere per strada. E poi ci sono mille altri nomi. E anche corpi che un nome non ce l’hanno, perché nessuno glielo chiede mai. Gocciolano e basta.
“Prima di arrivare a Roma, non conoscevo per niente la povertà; anzi, i poveri mi facevano anche un po’ paura”. Seduto nel suo appartamento, circondato dai libri, Angelo Romeo torna con la memoria agli inizi degli anni 2000, quando, giovane studente universitario, lasciò Porto Empedocle, dove era nato e cresciuto, e venne a studiare nella capitale. “Abitavo in una traversa di via Marsala, quindi vicino alla Stazione Termini, e spesso mi capitava di vedere persone che rovistavano nell’immondizia per mangiare”. L’impatto con quella realtà fu duro ma anche trasformante. “Un sera, alcuni miei coinquilini mi coinvolsero nel portare bevande calde ai senzatetto della zona e da lì è iniziato tutto: ho deciso di riservare uno spazio nella mia vita ai poveri”. Da quasi vent’anni, quindi, Angelo dedica a quelle persone un giorno della propria settimana. Le va a cercare nei posti in cui se ne stanno abbandonate, parla con loro, gli porta cibo e bevande. A questo sforzo costante, poi, si sono affiancate anche altre esperienze, sempre a contatto con chi è costretto ai margini, come il viaggio a Calcutta, sulle orme di Madre Teresa, o le ore di insegnamento nelle carceri. Un impegno che si intreccia con la sua fede cattolica e con i suoi studi di sociologia, che lo hanno portato a diventare professore universitario. “Ma da sociologo non ho mai scritto nulla sui poveri”, sottolinea, “perché tra me e loro c’è un grande coinvolgimento e rischierei di tirare fuori cose falsate”.
Anno dopo anno, intorno ad Angelo si è strutturato un piccolo gruppo di volontari e, nel 2019, è nata l’associazione Missione Solidarietà, che ogni settimana distribuisce circa 150 pasti caldi nella zona di via della Conciliazione. Si incontrano tutti i giovedì, sole o pioggia, freddo o caldo. Cucinano insieme, si ritagliano un momento di preghiera e riflessione e poi si incamminano. Per le donne e gli uomini che incontrano per strada sono ormai dei punti fermi. “Siamo venuti qui anche durante il lock down”, racconta Angelo, “eravamo noi, loro e i gabbiani; in quel periodo molti sono andati fuori di testa”. Il Covid, infatti, ha reso tutto più difficile e “tanti faticano a trovare un alloggio, perché i posti nelle assistenze sono diminuiti”. Sarebbe riduttivo e sbagliato, però, attribuire alla pandemia tutte le responsabilità. Lo scivolamento verso il basso dei più fragili e l’allargamento del divario economico sono processi che partono da lontano, quadi inevitabili nel modello di società in cui siamo immersi. “Rispetto a quando ho iniziato”, spiega ancora Angelo, “sono cambiate le povertà; oggi i nuovi poveri ti passano accanto e neanche te ne accorgi, sono i padri separati, i ragazzi che scappano da casa, le donne e gli uomini affetti da disagio psichico o da dipendenze terribili come quella dalle slot machine”. E l’offerta di assistenza fatica a tenere il passo con la crescita della domanda. Angelo, però, non perde tenacia e speranza e il suo sguardo su Roma è fiducioso, “questa è una città solidale, pur avendo molte difficoltà.
Il racconto di Angelo fa parte del progetto “Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città”, con cui ho deciso di dare spazio a esperienze e realtà significative. Missione Solidarietà fa parte del Forum del Volontariato per la Strada che, durante il primo lockdown, ho sostenuto nella battaglia per consentire agli operatori di tornare in strada a distribuire i pasti.
Inaugurazione del Comitato elettorale di Ostia
È stato emozionantissimo aprire il Comitato Elettorale ad Ostia ieri, rivedervi tutti: gli stessi che c’erano in questi anni in cui le cose non sempre sono andate bene, in cui il partito ha faticato a rientrare in sintonia con le persone, gli stessi che si sono sempre rimboccati le maniche, con i quali ho condiviso la passione e la lotta.
Una grande partecipazione popolare che rispecchia quello che io e Valeria Baglio siamo: una specie strana dentro un partito governato ancora troppo da logiche di appartenenza o di potere. Non riescono ad identificarci mediaticamente, non capiscono a quale corrente apparteniamo. Questo perché molto semplicemente non stiamo con nessuno, non abbiamo nessun capo che faccia chiamate per noi. Stiamo con le persone, con le storie, con le battaglie, con i territori, ecco dove stiamo!Durante una campagna elettorale lampo come questa, la libertà non gioca chiaramente a nostro favore ma nel quotidiano sappiamo bene invece che rappresenta il nostro primo punto di forza. Perché a guidare il nostro impegno c’è sempre e solo il desiderio comune di cambiare le cose e costruire una società più giusta, inclusiva, aperta. Dunque la strada non cambia!
Il comitato è ufficialmente aperto, dicevamo. Vorrei che fosse un luogo di scambio: di materiali, di dubbi, di proposte, di delucidazioni, come lo è stato ieri. Serve che ognuno si senta candidato quanto me e Valeria non al consiglio comunale ma a migliorare la vita delle persone che ogni giorno rimangono purtroppo indietro. Per cui diamoci da fare! Continuiamo a lottare per le persone che ci sono, a nome anche di chi non c’è più
Read MoreLa Città dei Quartieri e della Mobilità intermodale
Dal centro alla periferia, Roma è i suoi quartieri, l’orizzonte umano in cui ogni cittadino è immerso; spazi di comunità da potenziare, per valorizzarne storia, cultura, beni e servizi.
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