Non è disagio abitativo, è fascismo!
Sabato 4 ottobre, nel quartiere Esquilino, Roma ha rivissuto una delle sue pagine peggiori.
Un gruppo di circa trenta persone, armate di caschi, bastoni e spranghe, ha fatto irruzione nel Bar allo Statuto, aggredendo alcuni manifestanti pro-Palestina di ritorno dal corteo. Cori fascisti, violenza, panico tra famiglie e passanti. Tutto questo a due passi dal palazzo occupato da CasaPound.
Un episodio grave, ma purtroppo non isolato. È il frutto di anni in cui un movimento neofascista come CasaPound ha potuto agire indisturbato, alimentando odio e violenza nel cuore della Capitale. Quel palazzo di via Napoleone III non è, come qualcuno prova ancora a raccontare, un simbolo di disagio abitativo.
È una sede illegale di un gruppo che si richiama apertamente al fascismo, che diffonde odio e che sabato sera ha mostrato, ancora una volta, la sua vera natura.
E mentre Roma assiste all’ennesima aggressione, il governo resta a guardare.
Un governo che definire “amico” di certi ambienti non è un’esagerazione, ma una constatazione: da anni promette lo sgombero di CasaPound, ma continua a rinviare, temporeggiare, trovare scuse. Il ministro Piantedosi ha dichiarato che “il momento dello sgombero si sta avvicinando”. Lo aveva detto anche mesi fa. Intanto, il palazzo resta occupato, e i suoi occupanti continuano a fare propaganda e violenza impunemente.
Io questa vicenda la conosco bene.
La richiesta di sgomberare CasaPound fu il mio primo atto da consigliere capitolino, nel 2019: una mozione a mia prima firma, approvata in Aula, che all’epoca mi costò insulti, minacce e diffamazioni, ma che rivendico con orgoglio.
Perché l’antifascismo non è un ricordo del passato: è un valore fondante della nostra città, scritto nella sua storia e nella sua Costituzione.
Oggi, di fronte a episodi come quello dell’Esquilino, la destra prova a coprire le proprie responsabilità con il solito copione del vittimismo. Si presenta come bersaglio, mentre da anni alimenta rancore, divisione e paura.
Ma i fatti parlano chiaro: CasaPound non è folklore, non è una “voce di protesta”, non è un problema sociale da normalizzare. È un pericolo reale.
Servono più coraggio e responsabilità.
Perché combattere il fascismo non è un’opzione: è un dovere politico, civile e morale.
E su questo non ci possono essere deroghe.
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