Riequilibrare la mobilità: Roma vuole essere veloce, sostenibile e inclusiva
La manifestazione per una mobilità nuova, equa e rispettosa ha lasciato dietro di sé un messaggio potente e inequivocabile: Roma deve cambiare passo.
Da Parco Schuster al Ponte della Musica, una lunga pedalata ha raccontato un’idea diversa di città, più libera, più sicura, più umana.
La mobilità sostenibile non è solo una scelta ambientale, ma una questione di sicurezza, salute pubblica ed equità sociale.
I numeri degli incidenti stradali a Roma parlano da soli: servono investimenti decisi e continui per proteggere le persone e rendere la città più vivibile.
Limitare l’uso dell’auto privata non è un’eresia, ma un atto di responsabilità verso Roma e verso chi la abita ogni giorno.
Non si tratta di togliere libertà, ma di restituirla:
a chi resta bloccato nel traffico,
a chi non possiede un’auto,
a chi cammina o pedala su strade che troppo spesso non sono pensate per le persone.
Le strade di Roma sono ancora dominate dalle automobili, e questo è sotto gli occhi di tutti.
Per questo, come amministrazione, ci stiamo assumendo la responsabilità di cambiare davvero, investendo in infrastrutture che riducono traffico e inquinamento e offrendo modalità di spostamento moderne, sicure e accessibili.
Piste ciclabili, percorsi pedonali, tram, autobus, sistemi di sharing integrati: strumenti diversi, ma parte della stessa visione.
Una mobilità che funzioni per tutte e per tutti, che ridia equilibrio allo spazio pubblico e metta le persone al centro.
Non è una battaglia contro le auto.
È un impegno per una città che respiri, che si muova meglio, che sia più giusta e più moderna.
Un cambiamento che, però, deve andare di pari passo con un trasporto pubblico più efficiente e competitivo, capace di offrire a tutti un’alternativa reale.
Le scelte devono essere condivise, costruite insieme ai cittadini e ai territori, ma la direzione è tracciata e non possiamo continuare a rimandare per paura delle resistenze del momento.
Il futuro di Roma passa anche da qui:
da una mobilità che non divida, ma unisca.
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