Israele attacca l’Iran. Europa e USA applaudono
Nella notte tra il 12 e il 13 giugno, Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran, dando inizio a un nuovo, gravissimo conflitto in Medio Oriente. E ancora una volta, l’Italia – anziché svolgere un ruolo di mediazione – si limita ad assecondare.
La politica estera del nostro Paese si muove tra passività e infantilismo. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani continua a ripetere slogan come “basta guerra, basta escalation”, frasi vuote che servono più a tranquillizzare la coscienza che a prendere una posizione vera.
Nel frattempo, l’Europa si allinea senza esitazione alla posizione israeliana, senza farsi domande, senza esprimere una voce autonoma. Da decenni si parla della cosiddetta “minaccia nucleare iraniana”, eppure l’Iran non possiede armi nucleari, ma solo un programma sotto monitoraggio internazionale. Israele, invece, detiene da tempo un arsenale nucleare non dichiarato e mai sottoposto a controlli.
Il nostro governo tace, ma intanto si muove sulla linea degli Stati Uniti di Trump, un “pacifista” a parole che continua ad alimentare i conflitti per interessi strategici. E l’Italia, più che alleata, sembra spettatrice accondiscendente.
Inaccettabili le parole del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha dichiarato: “Israele sta facendo il lavoro sporco per noi.” Un’affermazione che suona come un’ammissione: bombardare l’Iran, per conto dell’Europa.
Ora, ci viene ripetuto che Israele avrebbe il “diritto alla difesa”. Ma in questo caso, è stato Israele a colpire per primo.
Serve una voce diversa. Serve una politica estera autonoma, chiara, coraggiosa.
Non servono complicità. Non servono silenzi. Non servono slogan.
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