Aiutiamo le persone senza dimora.
Le temperature continuano ad abbassarsi, gli effetti della pandemia non si placano, e nelle strade della nostra città si muore di freddo.
Fino ad ora, otto persone (l’ultima ieri sera) hanno perso la vita per assideramento e, solo a Roma, circa 3mila persone vivono in strada.
Roma Capitale ha messo a disposizione solamente 800 posti letto, la Caritas e altre associazioni quasi il doppio, 1.700. Data l’emergenza freddo sempre più incessante, la Comunità di Sant’Egidio ha aperto – come riparo per la notte – la Chiesa di San Callisto in Trastevere.
Sono numeri impressionanti che fanno rabbia. Ed è impensabile che non vengano trovate, nei tempi necessari, soluzioni per l’accoglienza di tutti coloro che ne hanno bisogno.
Mi unisco, ancora una volta, all’appello lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio per l’apertura immediata di edifici pubblici e alberghi – attualmente chiusi per il Covid – per ospitare i senza dimora. Non è la prima volta che lo chiediamo, non è una scelta rivoluzionaria, ma di buon senso per fare di Roma una città più umana, accogliente, accessibile.
Verità per Giulio Regeni
Ci sono voluti 4 anni per arrivare a una (mezza) verità. Era il 3 febbraio 2016 e il cadavere di un ragazzo friulano veniva trovato lungo una strada che collega Alessandria a Il Cario. Quel ragazzo era Giulio Regeni. Un nome divenuto, ahimè, familiare ed entrato nelle coscienze di molti italiani.Quello che è stato fatto a Giulio è atroce. Cinque testimoni raccontano che dopo l’arresto Giulio è stato privato per nove giorni della sua libertà, ha subìto sevizie, è stato torturato con oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni. Tutto ciò è INAMMISSIBILE. E ancora di più se pensiamo che dietro a tutto ciò si celano 4 agenti dei servizi segreti egiziani appartenenti alla National Security e il Maggiore Sharif.La lotta incessante della famiglia è stata e continua ad essere una lotta nazionale per il raggiungimento dei diritti civili, umani e per un profondo senso di giustizia. Quanto fatto fino ad ora dalla Procura di Roma è una tappa importante per la democrazia italiana ma non è certamente il momento di tirare le fila. Ora e ancora #VERITÀPERGIULIO.
L’assedio
La notte del 10 marzo 2015, io e Fabrizio Nikzad ricevemmo una telefonata: “Venite al vostro locale, c’è stato un incendio”.
Giunti sul luogo, è risultato subito chiaro che fosse stato un atto intimidatorio.
In quel periodo io e Fabrizio, da sempre impegnati ad Ostia per portare la legalità, avevamo trasformato uno spazio in quello che Enzo Ciconte definisce nel suo libro: “un luogo di sensibilizzazione antimafia”.
Il colpevole non è mai stato trovato.
Il Commissario della polizia di Ostia alcuni anni dopo è stato condannato per peculato, falso, truffa, ecc…
Questa è solo una delle tantissime storie che raccontano l’evoluzione della criminalità a Roma nel nuovo libro “L’assedio” di Enzo Ciconte, ma il fatto che questo piccolo fatto di cronaca sia parte del libro, mi onora, perchè mi porta a credere di essere riuscito a essere dalla parte giusta della città.
Borghetto San Carlo torna ai cittadini
Finalmente iniziano i lavori di ristrutturazione dei casali.
Borghetto San Carlo è una tra le vertenze territoriali che seguo da più tempo e che inevitabilmente mi sta a cuore. Perché è la fotografia plastica di come ingiustamente un diritto collettivo può trovare scogli insormontabili nella burocrazia e negli interessi della città.
Finalmente, dopo anni di discussioni e sollecitazioni (ho presentato mozioni, accessi agli atti e almeno un paio di interrogazioni alla #Sindaca Virginia Raggi e alla sua giunta), qualche giorno fa sono iniziati i lavori di ristrutturazione dei casali di Borghetto. Lavori che avrebbero dovuto concludersi nel 2016 ma che, a causa di molteplici vicissitudini e di una chiara volontà politica, non sono mai veramente partiti.
Ora però abbiamo una nuova data certa: ottobre 2021.
L’impegno costante della Cooperativa Agricola Coraggio, del suo presidente Giacomo Lepri, di tutto quel mondo che ha trovato un legame di comunità nella proposta di delibera della #FoodPolicy, come Terra, Slow Food Roma, dei comitati di quartiere, ha permesso di poter raggiungere un primo pezzo di risultato atteso.
Insieme continueremo a vigilare sullo stato di avanzamento dei lavori. È una vittoria che vogliamo. Per Roma, per la sua terra che torna ad essere bene collettivo.