Una settimana per guardarsi negli occhi: comunità, cura, futuro
Una settimana intensa, costruita attorno a una domanda semplice ma fondamentale: come stiamo, come comunità? E soprattutto: quali strumenti abbiamo – davvero – per prenderci cura dei più piccoli, degli adolescenti, delle famiglie?
Sono interrogativi che mi porto dietro ogni giorno, sia come amministratore che come psicologo. Due ruoli diversi, ma per me profondamente intrecciati. Diventare psicologo è stato un sogno da bambino, e quel punto di vista non l’ho mai perso. Anzi, è ciò che mi guida oggi, anche nelle scelte più difficili.
Lunedì 19 maggio, alla conferenza territoriale di “Qui, un quartiere per crescere”, abbiamo fatto il punto sul lavoro svolto dal Punto Luce di Save the Children nel X Municipio. Una scommessa sociale che ha trasformato un edificio scolastico dismesso – chiuso per mancanza di iscritti – in un presidio di opportunità per Ostia Ponente.
Un luogo in cui si fa ogni giorno sostegno psicologico, orientamento, outdoor education, contrasto alla povertà educativa. Un lavoro silenzioso ma prezioso, che merita di essere sostenuto con forza.
Martedì 20 maggio, con AGIPSA e tante realtà del terzo settore, abbiamo affrontato un’urgenza che cresce ogni giorno: il disagio psicosociale degli adolescenti. Le scuole, troppo spesso, restano sole.
Abbiamo parlato della necessità di reti territoriali forti, di strumenti concreti, e soprattutto di una visione condivisa. Tra le proposte emerse, quella di portare il Manifesto psicoanalitico dell’adolescenza direttamente nelle scuole.
Un gesto semplice, ma potente: aprire spazi reali di ascolto, costruire insieme percorsi di coprogettazione, dare corpo a una parola spesso citata ma ancora troppo poco agita: prevenzione.
Sabato 24 maggio, infine, ho partecipato al Centro Risorse di Save the Children, in Piazza Gasparri, alla presentazione del libro “Quando tutto brucia” di Catia Proietti.
Un racconto potente, fatto di dignità, relazioni, fiducia tra generazioni. Catia è una di quelle persone “belle” che attraversano le nostre città in punta di piedi, ma lasciano impronte profonde.
Il suo libro è un promemoria: il cambiamento parte dalle storie, dai legami, dai quartieri. E si costruisce ogni giorno, proprio lì dove qualcuno sceglie di restare. E di curare.
Chiudere la settimana tra chi ascolta, educa, accompagna, dà senso a tutto il resto.
È da qui che si parte. Sempre.
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