Roma Città Comunità
La felicità di tornare ad incontrarci dal vivo.
Ieri all’evento “Roma Città Comunità”, con Peppe Provenzano, Valeria Baglio e Flavia Restivo ho voluto spiegare cosa significa per me la parola “Comunità”.
Non c’è stata comunità quando i volontari durante la pandemia non venivano autorizzati ad andare a portare il cibo, ad aiutare le persone in difficoltà nelle zone più fragili della città per ragioni prettamente burocratiche. Perché la giunta #Raggi non firmava un foglio.
Non c’è stato un senso di comunità in questi 5 anni di impegni non rispettati, di crescita delle disuguaglianze e di immobilismo di una amministrazione senza visione.
Io ricordo i 5s quando si sono presentati alle elezioni. Quelli del popolo, dei luoghi marginali, quelli della “parte giusta”. E il PD era il partito dalla parte sbagliata della barricata. Ora il PD deve riprendersi i suoi spazi e il suo vero ruolo cosa che non sempre è accaduto.
Mentre crescevano nei quartieri, grazie anche al malgoverno, comunità organizzate di cittadinanza attiva siamo spesso rimasti inerti, chiusi nella autoreferenzialità e non con chi abita i territori.
Il senso dell’incontro di ieri è proprio questo, di costruire e immaginare insieme una città che si occupa prima di tutto delle disuguaglianze e dove si abbiano le stesse opportunità e gli stessi servizi in qualunque zona di Roma si nasca, perché oggi non è così.
Citando Don Roberto Sardelli: “Se il cambiamento non germoglia in basso, inutile farsi illusioni, tutto resta invisibile. Qualunque grande fuoco nasce da una scintilla”. E io penso che quella scintilla siamo noi.
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