Paola e le case di sabbia
Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città.
A Ostia, le palazzine popolari di via Fasan e dintorni sono conosciute come le “case di sabbia”, perché “leggenda” vuole che siano state costruite mescolando alla calce la rena del vicinissimo mare. Forse è per questo che cadono a pezzi, si sgretolano proprio come i castelli con cui giocano i bambini sulla spiaggia. Cornicioni pericolanti, canne fumarie spaccate, tubi del gas corrosi, topi che invadono gli appartamenti del piano terra, muffa che si mangia i mobili, ascensori che si rompono e non vengono riattivati per settimane, a volte per mesi. L’elenco dei problemi è lungo e Paola Schintu lo conosce tutto. “La situazione di queste case è drammatica”, spiega, “soprattutto da quando c’è la Giunta Raggi; prima la manutenzione la facevano, qualche operaio lo vedevi, adesso niente, stiamo in mezzo al degrado e alla mondezza”. Lei in queste palazzine ci abita con il marito Mauro, il figlio Giordano e Scheggia, un cane sornione dal muso simpatico. “E spesso anche mamma sta con me, perché a casa sua resterebbe tutto il giorno da sola ma ha l’Alzheimer e non è possibile lasciarla”.
Paola si è trasferita a via Fasan nel 1987. “Prima stavo a Stella Polare, i secondi Parioli di Roma, chi lo avrebbe mai detto che mi sarei ridotta così”. Della sua storia personale, infatti, fa parte anche il ricordo di un doloroso sfratto. “Ero ragazzina quando venimmo buttati in mezzo alla strada; per fortuna a mamma gli diedero una casa del Comune a Tor Tre Teste”. Un incubo che oggi si rifà vivo. Perché formalmente, gli inquilini delle case popolari della zona sono tutti abusivi. Colpa di un contenzioso tra il Comune e la Moreno Estate, proprietaria degli immobili, scoppiato durante l’amministrazione Marino. Nel 2013, l’ex sindaco accusò la società immobiliare di non aver pagato Imu e Ici e il Comune sciolse il contratto. Gli appartamenti, però, non furono liberati e la vicenda arrivò al Tar, che condannò l’amministrazione capitolina al risarcimento del danno e a procedere con il rilascio delle case. “La Raggi sapeva di questa bomba, perché all’epoca era consigliera comunale, ma non ha fatto nulla”. Due anni fa, La Giunta ha annunciato di voler procedere all’acquisto delle palazzine, per stabilizzare gli inquilini. Ad oggi, però, questo non è ancora avvenuto e la spada di Damocle dello sfratto continua a ciondolare sopra le teste di migliaia di persone.
Una paura che ha attivato meccanismi di organizzazione e di lotta, in cui Paola si è immersa completamente. “Ci ha contattato l’Unione Inquilini e abbiamo iniziato a muoverci; mi sono ritrovata catapultata in questo ambiente e piano piano sono diventata un punto di riferimento anche per gli altri”. Senza volerlo, quindi, si è ritrovata ad essere un po’ la portavoce della protesta, capace di battagliare a muso duro anche con chi vuole cavalcare l’indignazione di persone in difficoltà per meri interessi elettorali. “Come quelli di Casapound”, specifica, “che nel 2014 stavano sempre qui e poi non li ha più visti nessuno”. È così che l’impegno politico si è incastrato nella vita di Paola, che di per sé era già abbastanza faticosa. Infatti, per lei, che lavora come addetta alle pulizie nel centro di Roma, la sveglia suona alle 3,45 di mattina (qualcuno direbbe di notte). “Perché alle 4,45 mio marito mi accompagna alla stazione di Lido Centro e da lì prendo la linea notturna che mi porta fino alla fermata Eur – Palasport della Metro B”. Se tutto va bene, alle 5,50 è a piazza Venezia e riesce a timbrare in orario, alle 6 in punto. “E per colpa di questa giunta stavo pure per perdere il lavoro”, sottolinea, “perché hanno aumentato le fermate del notturno e non arrivavo più in tempo per la coincidenza con la metro. Ma vabbè, questa è un’altra storia…”
[Il racconto di Paola fa parte del progetto “Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città”, con cui ho deciso di dare spazio a esperienze e realtà significative. Ho conosciuto Paola nel corso di una riunione sull’emergenza abitativa. Fui colpito dalla sua schiettezza e la sua serietà nella rivendicazione di un diritto fondamentale come quello ad una casa sicura e per sempre.]
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