GENOVA 2001-2021
DOVE ERO VENTI ANNI FA?
A Genova, anche se i miei genitori mi credevano in vacanza da un amico. Anzi, il 19 luglio di 20 anni fa eravamo a Genova. In tanti, con sfumature diverse ma con la sensazione comune che partecipare al movimento fosse davvero un atto rivoluzionario, per cambiare un mondo da cui ci sentivamo respinti. Una sfida su cui volevamo mettere faccia e corpo, per dire ai cosiddetti “potenti” che le persone sono più importanti dell’economia, i legami più rilevanti della globalizzazione.
Genova veniva dopo Napoli e le manifestazioni contro il Global Forum. Un’esperienza di una violenza inaudita. Per giunta, una violenza attuata da uno Stato in cui, in fondo, credevamo. Ma Genova veniva anche dopo Goteborg e dopo Seattle. Ad ogni manifestazione, i governi che ospitavano i summit reagivano con identiche aggressioni. Ma nonostante questa scia di forte repressione, a Genova si era radunato un popolo pacifico che teneva insieme Don Gallo e Casarini, le suore e i movimenti femministi, le rivendicazioni ambientaliste e le grandi organizzazioni internazionali.
Di quei momenti, però, nella memoria è rimasto poco o nulla. Oggi Genova è tutta in un istante: quello in cui, in piazza, è arrivata la notizia della morte di Carlo. Per lui non c’è mai stata giustizia. Come non c’è stata giustizia per i tanti diritti negati in quei giorni. Anzi, chi governava quei processi, come De Gennaro, è stato anche premiato e ha fatto carriera. Eppure, quell’omicidio è stato conseguenza di errori e ingiustizie precise, oltre che di un pesante clima di tensione, iniziato già settimane prima. Su questo, ho un ricordo personale molto nitido. In quegli anni, ero un atleta delle Fiamme Gialle e ricordo di aver condiviso gli allenamenti con i ragazzi, poco più grandi di me, che avrebbero composto i reparti della celere durante il G8. Si allenavano tirandosi sassi e pigne, dentro le caserme. Erano stati fomentati, attrezzati e forse un pezzo di quella violenza era stata anche cercata. In fondo, però, erano giovani che avevano paura. Come Placanica, un assassino, autore di un gesto imperdonabile, ma anche una persona che è stata utilizzata e abbandonata.
Le cariche ingiustificate di manifestanti inermi, il blitz feroce della Diaz, le torture di Bolzaneto. Sono tutti eventi che hanno trasformato Genova in un emblema di repressione, come realmente è stato. Le profonde rivendicazioni politiche, purtroppo, sono finite sullo sfondo. Eppure, si tratta di temi ancora attuali. L’economia, il denaro, la moneta sono rimasti al centro degli interessi degli Stati, della loro organizzazione così come delle scelte globali. Ed è ancora urgente rimettere al centro i diritti umani, le persone, le comunità. Piano piano stanno rinascendo piccoli movimenti che ripropongono quelle battaglie. Sta alla politica, sta a noi, riconnetterli e trasformarli in rivendicazioni che riescano davvero a cambiare il mondo.
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