Luca e il Parco Archeologico di Centocelle
Il racconto di Luca fa parte del progetto “Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città”, con cui ho deciso di dare spazio a esperienze e realtà significative. Ho conosciuto Luca e il PAC Libero seguendo la vertenza del Parco di Centocelle e mi sono reso conto di avere di fronte non solo delle persone molto battagliere ma anche e soprattutto estremamente competenti.
Guardandoli su una mappa, Flaminio e Tor Pignattara non sono poi così lontani. Seguendo la strada più breve, i due quartieri sono separati da una manciata di chilometri, poco più di 10, che per le dimensioni di Roma rappresentano davvero un’inezia. Eppure, nella realtà, sono due mondi completamente diversi e la linea immaginaria che li collega rappresenta una delle rotte tipiche lungo cui si sono mosse le vite di molti romani negli ultimi 40 anni. Un esodo a raggiera, dalle zone centrali verso quelle periferiche e poi ancora più in là, oltre il Raccordo.
Luca Scarnati è parte di questo esodo. Infatti, nato e cresciuto nelle palazzine dei ferrovieri al Flaminio, a due passi dal Tevere, quando ha deciso di sposarsi e comprare casa ha dovuto fare i conti con la dura realtà del mercato immobiliare romano. “Un appartamento lì non potevo permettermelo, all’epoca le quotazioni arrivavano quasi a diecimila euro al metro quadro”. Così la scelta è ricaduta su Tor Pignattara, perché ben collegata e con prezzi decisamente più abbordabili. Ed oggi afferma con convinzione che non tornerebbe indietro perché di là si sentirebbe fuori contesto.
La Tor Pignattara che racconta Luca è “un mondo in fermento”, un quartiere vivace, ricco di associazioni e organizzazioni, in cui è possibile tessere relazioni e costruirsi una rete sociale di supporto. “Da quando nostro figlio va a scuola, io e mia moglie ci siamo creati intorno un nucleo di altri genitori che frequentiamo spesso e con cui ci diamo una mano a vicenda”. Un terreno fertile anche per coltivare l’impegno politico e l’attivismo civico, dimensioni che nella sua vita non sono mai mancate. “Io vengo dagli ’70 e ’80 e ho sempre fatto parte di un’ala un po’ contestatrice; sono cresciuto a pane e sezioni del PCI, le ho frequentate come se fossero luoghi normali, come se impegnarsi politicamente fosse una cosa scontata”. Così, alla prima occasione, il desiderio di partecipazione è riemerso e, nel 2014, Luca ha partecipato all’assemblea di quartiere che si è mobilitata contro il degrado. “È stata una bella esperienza, durata circa un anno, grazie alla quale sono entrato nel vivo del quartiere e ho conosciuto molte persone”.
La battaglia più testarda, però, è quella per il Parco Archeologico di Centocelle, che ha portato Luca ad essere tra i promotori del Comitato PAC Libero. Tutto ha inizio del 2017, quando dall’interno del Parco gli abitanti della zona vedono alzarsi degli strani fumi bianchi. L’area interessata è quella che era stata occupata, fino a qualche anno prima, dal campo nomadi Casilino 700, poi sgomberato. Ad esalare i fumi tossici, secondo i cittadini, sono proprio i resti di quell’insediamento, interrati dalla ditta che si occupò della demolizione delle baracche. Un sospetto solido anche se mai confermato ufficialmente. L’episodio genera preoccupazione ma ha anche il merito di riaccendere i riflettori su un’area che dovrebbe essere un fiore all’occhiello di Roma e che invece è finita da anni nel dimenticatoio.
Il Parco Archeologico di Centocelle, infatti, si estende su 126 ettari, di cui però solo 33 sono fruibili. Inoltre, al suo interno ospita i resti di ben tre ville romane, i cui reperti, catalogati dalla sovrintendenza, sono ospitati nelle cantine del vicino Istituto Superiore Immanuel Kant. “La cosa assurda”, denuncia Luca, “è che esiste già un progetto approvato di riqualificazione del Parco e sono stati stanziati anche i fondi, basterebbe solo fare i relativi bandi, ma nessuno gli sta dietro e quindi è tutto fermo”. E la situazione continua ad essere bloccata anche oggi. Le lotte del PAC Libero, infatti, hanno creato attenzione mediatica e istituzionale attorno al tema ma non sono ancora riuscite a far ripartire la macchina amministrativa. “Abbiamo ottenuto delle commissioni capitoline dedicate al parco e un consiglio comunale straordinario con la presenza della Raggi, siamo stati ricevuti al Ministero dell’Ambiente e siamo riusciti a far svolgere anche delle commissioni regionali sul tema”. Il Parco, però, resta ancora una chimera, nonostante l’uso della parte agibile sia letteralmente esploso durante il lockdown, a conferma del bisogno che c’è di un’area verde così ampia in zona molto popolosa. “Il problema è che questa amministrazione comunale è incapace di affrontare i problemi, sia dal punto di vista politico che amministrativo; e la giunta del V municipio è ancora peggio”.
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