Calcio e antimafia a Montespaccato
“Quando sono andato via, gli spogliatoi erano piccoli, ora sembrano quelli della Serie A; si vede che il Presidente e la società ci tengono alla squadra, ci trattano come professionisti”. Se c’è qualcuno che può raccontare, con cognizione di causa e spontaneità, l’evoluzione del Montespaccato Calcio negli ultimi anni, questo è Fabio Rossi, che dentro l’impianto sportivo ci è davvero cresciuto. “Ho iniziato a giocare qui che avevo quattro anni e mezzo, il campo era ancora di terra”. Vent’anni, fisico da bomber, Fabio nel quartiere è conosciuto come “l’ariete del Monte”, capace di svettare sopra le difese avversarie grazie al suo metro e novanta di altezza. Nella squadra del suo quartiere ha fatto tutta la trafila, dalla scuola calcio alle giovanili. “Poi, a 16 anni, sono andato all’Ascoli, giocando in under 17 e in primavera, e l’anno successivo mi ha acquistato il Perugia”. Una doppia frattura al malleolo, però, gli ha mischiato le carte in tavola. “Dopo l’infortunio, sono sceso di nuovo in serie D, passando alla VIS Artena”. Ancora un anno lontano da casa, quindi, per poi rientrare al Montespaccato, sempre in serie D. Ad accoglierlo, però, ha trovato una realtà molto diversa da quella che aveva lasciato.
Cosa è successo mentre Fabio era lontano? Molte cose, alcune negative, altre molto positive. Tutto ha avuto inizio nel 2018, quanto l’intero impianto della Polisportiva Montespaccato è finito sotto sequestro giudiziario, nell’ambito dell’operazione Hampa, che ha scoperchiato gli affari sporchi del clan mafioso dei Gambacurta. A seguito di quella vicenda, per salvare le storiche attività sportive, vitali in un quartiere periferico come Montespaccato, il Tribunale di Roma e la Regione Lazio hanno siglato un accordo e affidato la struttura all’ASP Asilo Savoia (ex IPAB, oggi Azienda Pubblica di Servizi alla Persona). È così che a Montespaccato è arrivato il progetto “Talento e Tenacia”, ideato e attivato, proprio dall’Asilo Savoia, nel 2016, a Genazzano. Si tratta di un programma molto articolato, che utilizza il calcio e i valori sportivi per aiutare i ragazzi e le famiglie che vivono in contesti fragili e di disagio economico e sociale. Gli inizi, però, non sono stati facili, come racconta anche Bruno Sismondi, ragazzo italo-uruguaiano che, entrato nel programma come calciatore, oggi ricopre il ruolo di viceallenatore della prima squadra. “Il primo anno c’era un po’ di diffidenza e allora noi giocatori siamo andati a farci conoscere nei negozi, abbiamo fatto dei servizi sociali per il quartiere, abbiamo organizzato eventi; tutto per far capire che avevamo buone intenzioni e per riavvicinare le famiglie”. L’operazione, per fortuna, è andata a buon fine e oggi il Montespaccato può vantare una scuola calcio con circa 400 iscritti e una prima squadra che, dopo 40 anni, ha riconquistato la serie D. “L’anno in cui abbiamo vinto il campionato d’Eccellenza”, racconta ancora Bruno, “nell’ultima partita contro il Tivoli, lo stadio era pieno”.
I successi sportivi, però, non dicono tutto della rinascita del Montespaccato Savoia Calcio, che oggi accoglie tifosi e visitatori in un impianto completamente rinnovato e intitolato a Don Pino Puglisi, uno dei simboli dell’antimafia. Non dicono tutto perché non mostrano ciò che avviene oltre il campo, nella vita quotidiana dei ragazzi che fanno parte di “Talento e Tenacia”. Ci pensa Massimiliano Monnanni, presidente della società, a spiegare qualcosa di più e a rendere il quadro completo. “Chi entra nel programma, per prima cosa, se ha smesso di studiare deve riprendere ad andare a scuola”. E per far sì che questo accada davvero, è lo stesso Asilo Savoia ad attivarsi. “Se hanno difficoltà, li sosteniamo nel percorso scolastico; se sono bravi e vogliono andare all’università, paghiamo noi parte delle rette; altrimenti, sulla base delle loro doti, gli facciamo fare dei corsi professionalizzanti”. È così, ad esempio, che Bruno è diventato viceallenatore o che Gianluca ha iniziato a lavorare al desk della palestra popolare che l’Asilo Savoia gestisce a Ostia. “E tutto questo”, precisa Monnanni, “prescinde dalla dimensione calcistica, perché ogni ragazzo, se vuole, rimane nel programma e continua a essere seguito anche se non fa più parte della squadra per scelte tecniche”. Il focus, quindi, è sulle persone più che sui calciatori. “I ragazzi hanno anche a disposizione uno psicologo per incontri collettivi e individuali”, spiega ancora il presidente, “e vengono coinvolti, due volte al mese, in attività di volontariato comunitario”. Il tutto suggellato dalla firma di un codice etico e di patti di responsabilità, pietre fondative di questo profondo percorso.
[Il racconto del Montespaccato Calcio e dell’Asilo Savoia fa parte del progetto “Al passo con Roma – Storie di persone che fanno la città”, con cui ho deciso di dare spazio a esperienze e realtà significative. Occupandomi, da sempre, di politiche sociali e di sport, ho avuto modo di incontrare più volte l’Asilo Savoia e di toccare con mano la qualità e l’importanza dei loro progetti, a partire da T&T La Palestra di Ostia.]
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